12/4/18

Una pasqua... in famiglia Pascua Misionera del Migrante


Versión italiana y española
Una Pasqua… in famiglia!
Ciao a tutti! Mi chiamo Sara e vengo dall’Italia, in provincia di Treviso. La Pasqua missionaria del migrante che ho vissuto quest’anno nel Centro per Migranti San Antonio di Ceuta è stata un’esperienza speciale. Decidere di trascorrere una festa importante come la Pasqua fuori di casa, quando normalmente per me è un momento di incontro e festeggiamento in famiglia, non è stato facile. Sentivo però di aver bisogno di riscoprire il vero senso di questa celebrazione, che rappresenta il cuore della nostra fede cristiana. E l’incontro con i migranti del CETI di Ceuta e del Centro per minori La Esperanza sono stati la chiave di questa esperienza di vita e di spiritualità.
Abbiamo vissuto come una vera e propria famiglia, condividendo momenti di ordinaria quotidianità, tanto di gioia come il pasto, i giochi e i momenti di festa, così come le fatiche e le sofferenze che fanno parte delle nostre vite. Ci siamo riscoperti fratelli e sorelle di genitori diversi, uniti dalla fede in un Dio che, a prescindere dal nome usato per chiamarlo, è fonte di vita, speranza e conforto. Lontani dalle nostre famiglie “di sangue”, in una terra circondata da un’odiosa barriera che prova a mettere fine ai sogni di migliaia di giovani vite, e che talvolta vi riesce, tutti noi, camerunesi, gambiani, guineani, italiani, ivoriani, marocchini e spagnoli (anche catalani!), siamo stati l’uno per l’altro una famiglia, capace di accogliere i pregi e i difetti di ciascuno, dando prova di un Amore che può superare i pregiudizi e la diffidenza. Abbiamo sperimentato che il colore della pelle, il sesso, la religione e le tradizioni rappresentano una diversità che è fonte di bellezza e di ricchezza, invece che motivo di paura e sfiducia.
La celebrazione della Messa di Pasqua nella Chiesa di Tetouan, in Marocco, è stata la conclusione di un percorso che mi ha dimostrato che non solo si può convivere nella diversità, ma è possibile anche condividerla, arricchendosi a vicenda. Questo avviene, per esempio, quando persona di religione diversa riescono a condividere e partecipare alla gioia per la stessa festa. Quanta bellezza e quanta forza in un gesto così semplice ma, purtroppo, non scontato!
Ciò che più mi è rimasto nel cuore è la consapevolezza che dalla croce può nascere Vita: quando esci da te stesso per incontrare il mondo che ci è stato meravigliosamente donato da abitare; quando decidi di vivere con e per gli altri, senza fare differenze; quando ti lasci aiutare nei momenti di difficoltà da quelle persone che ti sono state poste accanto, in cui puoi vedere il volto amorevole di Dio.
Questa è stata la mia Pasqua missionaria del migrante. E, davvero, non posso che rendere grazie a Dio per l’esperienza vissuta, per i compagni con cui ho condiviso l’intensità di queste giornate, per i fratelli migranti che mi hanno dato tantissimo in termini di umanità e mi hanno mostrato che, nonostante tutto, c’è sempre speranza. E un grazie speciale per Rolando, Maite, Salva e Maria, senza i quali tutto ciò non sarebbe stato possibile.
Sara Zanatta
Una Pascua… ¡en familia!
¡Hola! Me llamo Sara y vengo de Italia (Treviso). Este año he decidido vivir la Pascua misionera del migrante en el Centro para inmigrantes San Antonio en Ceuta, y ha sido una experiencia especial. Esta decisión que me ha llevado fuera de mi país, de mi casa, para celebrar una fiesta que normalmente vivo en familia, no ha sido fácil. Pero sentía que necesitaba redescubrir el verdadero significado de esa celebración, que representa el centro de nuestra fe en Jesucristo. Y el encuentro con los migrantes del CETI y del Centro de menores La Esperanza de Ceuta han sido la clave de esa experiencia de vida y de espiritualidad.
Durante esos días hemos vivido como una verdadera familia, compartiendo momentos de la vida ordinaria de cada día, tanto de felicidad, en la comida, los juegos y las fiestas, como en el cansancio y en el dolor que forman parte de nuestras vidas. Nos hemos redescubierto como hermanos y hermanas de padres diferentes, unidos por la fe en un Dios que, a pesar del nombre que empleamos para llamarlo, es una fuente de vida, esperanza y consuelo. Lejos de nuestras familias de origen, en una tierra rodeada de una odiosa valla que intenta acabar con los sueños de miles de jóvenes, y a veces consiguiéndolo, cada uno de nosotros, camerunés, español (y catalán), gambiano, guineano, italiano, marfileño y marroquí, ha sido familia el uno para el otro, y ha sido capaz de acoger a las virtudes y a los defectos de cada uno, demostrando un Amor que puede superar los prejuicios y el recelo. Hemos experimentado que el color de la piel, el sexo, la religión y las tradiciones representan una diversidad que es fuente de belleza y riqueza, y no razón de miedo o desconfianza.
Celebrar la Misa de Pascua en la Iglesia de Tetuán, en Marruecos, fue la conclusión de un camino que me ha demostrado que no solo es posible convivir en la diversidad, sino que se puede también compartirla para enriquecernos mutuamente. Esto sucede, por ejemplo, cuando personas de diversas religiones se atreven a compartir y participar en la alegría de la misma fiesta. ¡Cuánta belleza y cuánta fuerza en un gesto tan sencillo, pero, desgraciadamente, no tan obvio!
Lo que más me ha quedado en el corazón es la conciencia que desde la cruz puede nacer la Vida: cuando sales de ti mismo para encontrar al mundo que maravillosamente nos ha sido donado para vivirlo; cuando decides vivir con y para los demás, sin distinciones; cuando dejas que las personas que viven a tu lado te ayuden y te cuiden en los momentos de dificultad, viendo así el rostro amoroso de Dios.
Esta fue mi Pascua misionera del migrante. Y, de verdad, solo quiero dar las gracias al Señor por la experiencia vivida, por los compañeros con quienes he compartido la intensidad de esos días, por los hermanos migrantes que me han llenado de humanidad y me han enseñado que, a pesar de todo, siempre hay esperanza. Y gracias especialmente a Rolando, Maite, Salva y María: sin ellos todo eso no sería posible.
Sara Zanatta
Treviso, Italia

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